Taglio delle sanzioni a un quarto dei livelli attuali, nei casi migliori. Un sistema di appesantimento delle aliquote progressivo nel tempo, che premia chi paga prima. Tutele per chi sceglie di non rateizzare. E sconti per chi non accumula masse debitorie eccessive. Il Comitato nazionale dei delegati di Inarcassa ha appena approvato una misura attesissima: l’abbattimento delle sanzioni che l’Ente applica ad architetti e ingegneri in ritardo con i loro contributi. Era una misura che i professionisti chiedevano da tempo e che servirà a ridurre un monte di debiti arretrati diventato difficilmente sostenibile: 800 milioni di euro. Le misure scatteranno dopo il via libera dei ministeri vigilanti e saranno valide solo per le nuove irregolarità.
Debiti contributivi per 800 milioni
Dopo il ritocco della regolarità contributiva, arriva così il secondo grande capitolo degli interventi programmati dopo la sua elezione dal presidente di Inarcassa, Giuseppe Santoro: il Comitato dei delegati della Cassa di previdenza ha votato in via definitiva il pacchetto che abbatte le sanzioni in maniera drastica e punta a venire incontro agli iscritti. Ma anche, dall’altro lato, a tutelare coloro che hanno sempre pagato regolarmente i propri debiti contributivi. Al momento, il livello di sanzioni della Cassa è particolarmente elevato: siamo al 2% mensile che, su base annuale, diventa il 24 per cento. Un’aliquota altissima che incide su uno stock di debiti arretrati parecchio corposo. Secondo le indicazioni dell’ultimo bilancio consuntivo dell’ente, ci sono circa 800 milioni di euro che i professionisti avrebbero dovuto versare ma che non hanno mai pagato. Così, non stupisce che, nel corso delle ultime elezioni per il rinnovo dei vertici di Inarcassa, la revisione di questo apparato sanzionatorio così incisivo sia stata uno dei temi centrali del dibattito tra architetti e ingegneri.
I tagli in arrivo
L’imperativo del Comitato era quello di tagliare: si passa così da un 2% mensile ad un sistema progressivo. Si parte dallo 0,5% il primo anno, per poi passare all’1% il secondo anno, all’1,5% e al 2% il terzo e quarto anno. Dal quarantanovesimo mese di ritardo si applica un’aliquota annuale del 60% fisso. Con questo sistema, soltanto i recidivi finiranno per pagare la sanzione piena. Chi sconta soltanto un’impossibilità temporanea, invece, avrà tutto il tempo di recuperare. E non è tutto. Gli iscritti avranno diritto a una sorta di bonus: potranno tagliare le aliquote di un 50% ulteriore per i contributi scaduti pari o inferiori a 10mila euro, del 30% fino a 15mila euro, del 20% fino a 20mila euro. In questo modo si tutela chi ha un monte di debiti di importo limitato.
Santoro: arginare il fenomeno dell’inadempienza
«Si tratta di un provvedimento innovativo – commenta il presidente Giuseppe Santoro – che punta ad arginare il fenomeno dell’inadempienza previdenziale ed il conseguente aggravamento di situazioni debitorie non più emendabili. Il credito scaduto infatti vede coinvolto il 30% degli iscritti alla Cassa, con evidenti riflessi negativi sul patrimonio e sui relativi rendimenti. Al tempo stesso il nuovo regime sanzionatorio riconosce i comportamenti attivamente virtuosi degli iscritti inadempienti con interventi sulle modalità di applicazione delle sanzioni nel tempo e sulla tempistica per una rapida risoluzione degli obblighi previdenziali».
Sconti per chi non rateizza
In aggiunta, verrà applicata una riduzione agli istituti di conciliazione Aca (Accertamento con adesione) e Rop (Ravvedimento operoso) fino ad un massimo rispettivamente dell’85% (in luogo del 70%) e del 50% (in luogo del 30%), qualora il pagamento integrale di quanto dovuto, contributi, interessi e sanzioni, avvenga in unica soluzione entro 60 giorni. In questo modo gli iscritti vengono incentivati a non rateizzare i loro debiti, trascinandoseli dietro per anni. A completamento di questa azione, arriveranno anche interventi nel campo del welfare, con l’approvazione di nuove forme di sostegno volte a fronteggiare situazioni di bisogno effettivo, in relazione a difficoltà contingenti e connesse all’esercizio della libera professione.