La Proposta di Legge n. 2100 presentata presso la Camera dei Deputati con il giorno 17/02/2014, (assegnata alla Commissione XI Lavoro della Camera dei Deputati), si pone l’obiettivo di parificare le tipologie contributive di tutti i lavoratori, dipendenti e para-subordinati iscritti alla Gestione Separata INPS, degli autonomi, ma anche dei liberi professionisti iscritti alle Casse Previdenziali Privatizzate, e quindi anche a Inarcassa.
In pratica prevede un contributo previdenziale unificato, pari al 28% del reddito lordo da lavoro, uguale per tutti.
Per quanto riguarda l’area professionale che noi ALA-ASSOARCHITETTI, come associazione sindacale rappresentiamo,questo comporta il RADDOPPIO DEL CONTRIBUTO SOGGETTIVO a carico degli Ingegneri e Architetti Liberi Professionisti, attualmente al 14,5%, per cui, solo a titolo di esempio, il contributo soggettivo annuo minimo passerebbe da €uro 2.285,00 del 2016 – ovvero il 14,5% di un reddito annuo presunto pari ad €uro 15.759,00 – ad €uro 4.413,00 pari appunto al 28% del reddito annuo equivalente, al lordo delle tasse.
L’inclusione dei Liberi Professionisti in questa “parificazione” a noi pare assai estemporanea ed improvvida per le conseguenze che reca; in particolare, gli Estensori della proposta di legge, all’articolo 5 propongono di assegnare al Governo una delega in base alla quale la “parificazione” – tema centrale della iniziativa – verrebbe estesa ai soggetti iscritti alla Casse Privatizzate, di cui ai decreti legislativi 509/1994 e 103/1996. Di questi decreti, il primo riguarda la: “…trasformazione in persone giuridiche private di enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza” (tra le quali INARCASSA), mentre il secondo attiene alla: “…tutela previdenziale obbligatoria dei soggetti che svolgono attività autonoma di libera professione”.
Nella relazione di presentazione del progetto di legge vengono esposte le ragioni che hanno motivato gli onorevoli firmatari, e gli obiettivi che essi intendono raggiungere: in primo luogo, rilevano l’opinione che otto riforme diverse dal 1992, sino alla “Manovra Fornero” del 2011, stiano a indicare una: “mancanza di certezza rispetto al reddito pensionistico che matureranno le giovani generazioni” e che: “Le antiche sicurezze devono essere quindi recuperate e noi intendiamo dare certezza ad ogni lavoratore: potrà godere di una pensione pari al 60 per cento del reddito da lavoro”.
Questa è con ogni probabilità una analisi corretta e lo spirito dell’iniziativa è pregevole, ivi compresa la proposta di porre a carico della fiscalità generale la somma integrativa, per dare a ciascun lavoratore che non abbia maturato i requisiti minimi, una pensione “…di base, finanziata dalla fiscalità generale, del valore di 442 €uro (rivalutata…), aggiuntiva rispetto a quella maturata dal lavoratore…” (articolo 2) che sia possibile estendere anche ai liberi professionisti (articolo 5.1.c).
Però, a fronte di tutto ciò, noi ci chiediamo e vi chiediamo:
- Ritengono i firmatari di questo progetto di legge che un incremento dal 14,5% al 28% sia sostenibile per gli iscritti ad INARCASSA, che vivono una crisi terminale del settore delle costruzioni, che dura almeno dal 2011?
- Si rendono conto questi Legislatori, che siamo noi stessi professionisti a pagare il contributo soggettivo e non possiamo scaricarlo progressivamente su alcun DATORE DI LAVORO, come avverrebbe per tutti i lavoratori subordinati e para-subordinati, a cui carico resterebbe invece solo 1/3 del contributo, tra l’altro ridotto di un punto ogni due anni, per i soli lavoratori dipendenti ed aumentato invece di un punto ogni due anni, per i lavoratori autonomi?
Si tratterebbe dunque di un contributo previdenziale unificato uguale per tutti quindi, ma con un carico differenziato per le diverse categorie di lavoratori, e penalizzazione di autonomi e Liberi Professionisti.
L’aspetto paradossale è che la inclusione dei Liberi Professionisti in questa operazione salasso, si fonda su una motivazione che ci sembra assai generica, molto politica, scarsamente tecnica e veramente superficiale, che recita: “L’incertezza sulle future prestazioni pensionistiche interesserà a regime anche gli iscritti alle casse professionali, che scontano, anche a causa della crisi di questi ultimi anni, una costante e pericolosa riduzione delle entrate, non solo dovuta a una riduzione degli attivi, ma anche all’impossibilità per i professionisti più giovani di produrre redditi adeguati su cui versare la percentuale di contribuzione prevista dai rispettivi statuti”, e quindi all’art. 5 si delega il governo ad “…introdurre a regime un contributo previdenziale unificato fino al raggiungimento di un’aliquota unificata di contribuzione alla gestione di previdenza obbligatoria di appartenenza, in misura pari al 28% del reddito…”.
Un articolo come questo, se divenisse legge, rappresenterebbe una bella mazzata a nostro carico, la mazzata definitiva.
Infatti, già oggi per oltre il 50% degli iscritti ad Inarcassa, l’attuale aliquota del 14,5% è ritenuta insostenibile; lo testimonia il fatto che il 19% degli iscritti ha richiesto la deroga dal pagamento del minimo soggettivo 2015 perdendo una annualità di contribuzione. C’è quindi da domandarsi come faranno i giovani, che stanno tanto a cuore a questi Legislatori, a pagare il raddoppio del contributo previdenziale soggettivo?
- Che ne è dell’autonomia gestionale e dell’equilibrio di bilancio garantito dalla liquidazione coatta in caso di squilibri finanziari delle Casse di Previdenza dei Professionisti, di cui si parla all’art. 2 del citato D.Lgs. 509/1994 di privatizzazione delle Casse medesime?
- Che cosa c’entrano con il caos pensionistico italiano le Casse dei Liberi Professionisti sane che, come Inarcassa, hanno una sostenibilità previdenziale a 50 anni, certificata da un Bilancio Tecnico approvato dai Ministeri Vigilanti, cioè sono in grado di pagare i propri trattamenti pensionistici per 50 anni, con le sole entrate contributive, senza intaccare il patrimonio?
- Lo sanno questi parlamentari, che vanno ad aumentare un carico contributivo in misura indifferente al reale reddito annuo, nei confronti di una platea di iscritti, la cui media reddituale è in costante flessione dal 2010 (in sei anni si è persa una redditività media di oltre il 21%)?
PERTANTO
A SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE ED ECONOMICO COSTITUITO DAGLI INGEGNERI ED ARCHITETTI LIBERI PROFESSIONISTI
FIRMIAMO
PER CHIEDERE DI EMENDARE LA PROPOSTA DI LEGGE N. 2100 ELIMINANDO L’ARTICOLO 5 (che prevede il raddoppio del contributo) E INTEGRANDO L’ARTICOLO 2 (con la salvaguardia della “Pensione di base”).
firmato
Bruno Gabbiani, Presidente ALA -Assoarchitetti